"Se nei Blogghe tutti fanno un copioso uso della parola IO annoiandoci con turpiloqui sulla condizione esistenziale...beh a noi ci garba facci i cazzi di vell'artri e magari facci anche du risate!"

Premesse...

Siccome in questo brogghe noi ci si vole scrive li stracazzi dell'artri e, forse, a quest'artra gente qui gli potrebbe anche dà noia...allora...s'è deciso, insieme al garante per la praivaci, di non mettici i nomi a modino, quelli di battesimo, e nemmeno i soprannomi che si capiscano più dei nomi, ma ci si inventano...così...un capisce un tubo nessuno e son contenti tutti...più o meno...



7 dicembre 2010

Sincronicità


Lo ammetto a me Jung m'è sempre stato sulle palle, e Imo lo sa visto che ogni tanto parto a fine serata con dissertazioni filopsicanalitiche che sono solo frutto del sonno, ma deh a vorte succendan cose che un poi che dalli ragione.

Jung diceva che esiste connessione fra eventi, psichici o oggettivi, che avvengono in modo sincrono, cioè nello stesso tempo, e tra i quali non vi è una relazione di causa-effetto ma una evidente "comunanza di significato . La sincronicità è relativa quindi alle coincidenze significative" (fonte wikipedia).

Ora detto in parole povere e semplici le cose un succedono mai per puro caso ma il nostro destino è legato a una sincronicità (siamo tutti nella merda) tra tutti gli esseri viventi.

Ritorniamo a me.

Ieri ero qui, dove sono anche oggi, al tavolo di cucina a mette insieme pezzi della tesi (la più sofferta del globo) e ero veramente sconsola, perchè i pensieri mi vanno via come sabbia tra le mani, velocissimi verso altri pensieri più catastrafici e degradanti fino alla tragedia esistenziale. Ma l'altelena sta tra la tragedia e il comico, tra la tristezza e il ridicolo, tra l'ansia e la presa di coscienza della banalità di questo insulso mio periodo.

Ma ieri ancora non l'afferravo, e rimuginavo nel silenzio della mia periferia umida e nebbiosa, tra il rumore delle zampette svelte der cane der piano sopra e qualche raro suono che viene dai passi di chi sale le scale. In quer silenzio (ah dimenticavo il ronzio der frigo dietro le mi spalle) a un tratto un fischiettare dalla strada, un motivetto che li per li non riconosco, si allontana. Continuo a fischiettarlo, un pezzettino breve il tempo per quello che fischiava di girare l'angolo, ma sentivo che c'era qualcosa. Qualcosa che mi faceva senti meno sola con le mi paranoie esistenzialcreative.

Fiu fiu fiu fiufiurufiufiu....

Un film, è la colonna sonora di un film.

Un film di Verdone, ma ovviamente non mi ricordo quale...

Vado su youtube e inizio a cercare. Dopo vari tentativi la trovo, pigio play e me la gusto...


http://www.youtube.com/watch?v=Eop6Gzo0cfQ


Si, questa è la colonna sonora di questo momento. E mi fa sta bene, e anche un po' male, come sull'altalena, che quando vai su guardi in alto e quando vai giu ti sente lo stomaco.


Cercate di capimmi.


Si.



IMOcondria


Forse un ve lo ri’ordate bene, forse si, o forse ci siete passati senza rendivene ‘onto… parlo del momento in cui una persona scopre, così, di punto in bianco, di non esse immortale. Imo lo capì tutto d’un botto e sviluppò la triste idea che per sta’ ar mondo bisognasse pagà dei prezzi atroci, nonostante ar tempo ci fossero ancora le lire.

Cominciò tutto con un dolore sordo e persistente nella parte sinistra dell’addome. “No via, dar dottore un ci vado, è solo un mese che mi sente addiritto giorno e notte ma passerà”. Internet ar tempo era ancora fantascienza ma Imo aveva in casa qualcosa di ancora più deleterio, roba che credo abbia rovinato migliaia e migliaia di persone: l’Enciclopedia medica De Agostini.

Poche letture della suddetta e ir gio’o è fatto, scatta istantanea la sindrome dello studente di medicina e tutti i mali der mondo si somatizzano sul tuo corpo. Ma date a Imo un corpo, un bisturi, un filo e un ago e, nel giro d’un quarto d’ora, è capace di farvi un‘asportazione del colon o un trapianto di cosa vi garba di più.

Il dolore intanto non passava e l’enciclopedia l’aveva aumentato ancora di più. Era arrivato il momento der dottore.

Il dottore tastò Imo per qualche secondo e sentenziò :”Sindrome del colon irritabile, cerca di mangiar meglio e di star più tranquillo”.

Star tranquillo? Deciso a dirgli che non c’aveva capito una sega tornò dal dottore che lo rispedì a casa con una confezione di antispastici.

“Non fanno un cazzo” pensava Imo piegato in due dalle contrazioni della muscolatura liscia, “cosa crede! Di fregarmi con dei farmaci fasulli? Lui sarà pure dottore ma io ho l’enciclopedia medica De Agostini e l’effetto placebo dell’antispastici lo conosco”. Un si sa come, ma queste erano le su’ ‘onvinzioni.

“Va bene, ti mando dallo specialista a Pisa!”. Le parole der dottore tranquillizzarono Imo e il su' intestino dolorante, ma per po’o. Lo specialista non sembrava poi così specializzato e dopo una tastata d’un secondo venne fòri anche lui con la sindrome del colon irritabile. “Vedrai era in classe cor mi dottore!”.

Una cosa era sicura, Imo era più irritato der su’ colon. Possibile che uno, anche se è uno che di colon n’avrà maneggiati a centinaia, possa ditti che non hai niente solo toccandoti la pancia con du’ dita a uso ken shiro? L’enciclopedia è la verità, l’enciclopedia è la via.

Imo s’abbandonò all’idea di dové morì, guardava le 'ose e le persone con una luce diversa, come quando si è in vacanza e si sta per tornà a casa, e andava in giro dicendo che la morte non è altro che una tappa della vita, che siamo solo di passaggio in un qualcosa di cui un conosciamo né l'inizio né la fine e cose der genere. Comprassi i pantaloni nòvi? Per cosa? Ne vale la pena far spende dei soldi alla mi mamma? No, no…teniamoci questi belli lisi.

L’enciclopedia parlava di un esame, l’Esame, che poteva togliere ogni dubbio: il clisma opaco, ovvero una radiografia fatta con un liquido di contrasto immesso con una sonda umiliante. “Io lo faccio”.

Noi, siamo i ragazzi di oggi, noi, siamo diversi ma tutti uguali, abbiam bisogno d’un paio d’ali, di stimoli eccezionali.

Tolta la sonda, passato il dolore. Istantaneamente! Per sempre!

Una storia che si rispetti un poino è costituita da ingredienti standard: un’introduzione, un po’ d’aspettativa, il classi’o risvorto originale e, ovviamente, una morale. E allora eccovi la morale, scontata ma vera come come quell’affare di plasti’a che ogni tanto mi si ripresenta in sogno: “Per capì le ‘ose, bisogna anche sapello piglià ner culo!”.


Ma.