"Se nei Blogghe tutti fanno un copioso uso della parola IO annoiandoci con turpiloqui sulla condizione esistenziale...beh a noi ci garba facci i cazzi di vell'artri e magari facci anche du risate!"

Premesse...

Siccome in questo brogghe noi ci si vole scrive li stracazzi dell'artri e, forse, a quest'artra gente qui gli potrebbe anche dà noia...allora...s'è deciso, insieme al garante per la praivaci, di non mettici i nomi a modino, quelli di battesimo, e nemmeno i soprannomi che si capiscano più dei nomi, ma ci si inventano...così...un capisce un tubo nessuno e son contenti tutti...più o meno...



7 dicembre 2010

Sincronicità


Lo ammetto a me Jung m'è sempre stato sulle palle, e Imo lo sa visto che ogni tanto parto a fine serata con dissertazioni filopsicanalitiche che sono solo frutto del sonno, ma deh a vorte succendan cose che un poi che dalli ragione.

Jung diceva che esiste connessione fra eventi, psichici o oggettivi, che avvengono in modo sincrono, cioè nello stesso tempo, e tra i quali non vi è una relazione di causa-effetto ma una evidente "comunanza di significato . La sincronicità è relativa quindi alle coincidenze significative" (fonte wikipedia).

Ora detto in parole povere e semplici le cose un succedono mai per puro caso ma il nostro destino è legato a una sincronicità (siamo tutti nella merda) tra tutti gli esseri viventi.

Ritorniamo a me.

Ieri ero qui, dove sono anche oggi, al tavolo di cucina a mette insieme pezzi della tesi (la più sofferta del globo) e ero veramente sconsola, perchè i pensieri mi vanno via come sabbia tra le mani, velocissimi verso altri pensieri più catastrafici e degradanti fino alla tragedia esistenziale. Ma l'altelena sta tra la tragedia e il comico, tra la tristezza e il ridicolo, tra l'ansia e la presa di coscienza della banalità di questo insulso mio periodo.

Ma ieri ancora non l'afferravo, e rimuginavo nel silenzio della mia periferia umida e nebbiosa, tra il rumore delle zampette svelte der cane der piano sopra e qualche raro suono che viene dai passi di chi sale le scale. In quer silenzio (ah dimenticavo il ronzio der frigo dietro le mi spalle) a un tratto un fischiettare dalla strada, un motivetto che li per li non riconosco, si allontana. Continuo a fischiettarlo, un pezzettino breve il tempo per quello che fischiava di girare l'angolo, ma sentivo che c'era qualcosa. Qualcosa che mi faceva senti meno sola con le mi paranoie esistenzialcreative.

Fiu fiu fiu fiufiurufiufiu....

Un film, è la colonna sonora di un film.

Un film di Verdone, ma ovviamente non mi ricordo quale...

Vado su youtube e inizio a cercare. Dopo vari tentativi la trovo, pigio play e me la gusto...


http://www.youtube.com/watch?v=Eop6Gzo0cfQ


Si, questa è la colonna sonora di questo momento. E mi fa sta bene, e anche un po' male, come sull'altalena, che quando vai su guardi in alto e quando vai giu ti sente lo stomaco.


Cercate di capimmi.


Si.



IMOcondria


Forse un ve lo ri’ordate bene, forse si, o forse ci siete passati senza rendivene ‘onto… parlo del momento in cui una persona scopre, così, di punto in bianco, di non esse immortale. Imo lo capì tutto d’un botto e sviluppò la triste idea che per sta’ ar mondo bisognasse pagà dei prezzi atroci, nonostante ar tempo ci fossero ancora le lire.

Cominciò tutto con un dolore sordo e persistente nella parte sinistra dell’addome. “No via, dar dottore un ci vado, è solo un mese che mi sente addiritto giorno e notte ma passerà”. Internet ar tempo era ancora fantascienza ma Imo aveva in casa qualcosa di ancora più deleterio, roba che credo abbia rovinato migliaia e migliaia di persone: l’Enciclopedia medica De Agostini.

Poche letture della suddetta e ir gio’o è fatto, scatta istantanea la sindrome dello studente di medicina e tutti i mali der mondo si somatizzano sul tuo corpo. Ma date a Imo un corpo, un bisturi, un filo e un ago e, nel giro d’un quarto d’ora, è capace di farvi un‘asportazione del colon o un trapianto di cosa vi garba di più.

Il dolore intanto non passava e l’enciclopedia l’aveva aumentato ancora di più. Era arrivato il momento der dottore.

Il dottore tastò Imo per qualche secondo e sentenziò :”Sindrome del colon irritabile, cerca di mangiar meglio e di star più tranquillo”.

Star tranquillo? Deciso a dirgli che non c’aveva capito una sega tornò dal dottore che lo rispedì a casa con una confezione di antispastici.

“Non fanno un cazzo” pensava Imo piegato in due dalle contrazioni della muscolatura liscia, “cosa crede! Di fregarmi con dei farmaci fasulli? Lui sarà pure dottore ma io ho l’enciclopedia medica De Agostini e l’effetto placebo dell’antispastici lo conosco”. Un si sa come, ma queste erano le su’ ‘onvinzioni.

“Va bene, ti mando dallo specialista a Pisa!”. Le parole der dottore tranquillizzarono Imo e il su' intestino dolorante, ma per po’o. Lo specialista non sembrava poi così specializzato e dopo una tastata d’un secondo venne fòri anche lui con la sindrome del colon irritabile. “Vedrai era in classe cor mi dottore!”.

Una cosa era sicura, Imo era più irritato der su’ colon. Possibile che uno, anche se è uno che di colon n’avrà maneggiati a centinaia, possa ditti che non hai niente solo toccandoti la pancia con du’ dita a uso ken shiro? L’enciclopedia è la verità, l’enciclopedia è la via.

Imo s’abbandonò all’idea di dové morì, guardava le 'ose e le persone con una luce diversa, come quando si è in vacanza e si sta per tornà a casa, e andava in giro dicendo che la morte non è altro che una tappa della vita, che siamo solo di passaggio in un qualcosa di cui un conosciamo né l'inizio né la fine e cose der genere. Comprassi i pantaloni nòvi? Per cosa? Ne vale la pena far spende dei soldi alla mi mamma? No, no…teniamoci questi belli lisi.

L’enciclopedia parlava di un esame, l’Esame, che poteva togliere ogni dubbio: il clisma opaco, ovvero una radiografia fatta con un liquido di contrasto immesso con una sonda umiliante. “Io lo faccio”.

Noi, siamo i ragazzi di oggi, noi, siamo diversi ma tutti uguali, abbiam bisogno d’un paio d’ali, di stimoli eccezionali.

Tolta la sonda, passato il dolore. Istantaneamente! Per sempre!

Una storia che si rispetti un poino è costituita da ingredienti standard: un’introduzione, un po’ d’aspettativa, il classi’o risvorto originale e, ovviamente, una morale. E allora eccovi la morale, scontata ma vera come come quell’affare di plasti’a che ogni tanto mi si ripresenta in sogno: “Per capì le ‘ose, bisogna anche sapello piglià ner culo!”.


Ma.

26 novembre 2010

Vogon



Sulla porta della segreteria studenti dell'Università di Pisa non c'è scritto, purtroppo, "Don't panic" e chiunque vi entri senza una adeguata guida potrebbe essere colto da molteplici malori.

Io faccio questo di lavoro, e lo farò credo almeno per i prossimi tre mesi. Sono una guida intergalattica attraverso il mondo della burocrazia universitaria. Mi sto ancora chiedendo perchè ho accettato di fare questo lavoro e ogni volta che abbasso gli occhi e guardo il cartellino ben appuntato sulla mia maglietta con scritto "Asssistente di sala", non so se mettermi a ridere immaginandomi con la mascherina a coprirmi la bocca in mezzo a un'operazione a cuore aperto o sdraiarmi in terra, accovacciarmi su me stessa e piangere lacrime amare per aver scordato il mio cazzo di asciugamano!

Come posso io, antiburocrate negata essere finita la dentro? Come posso non guardare quei vetri e non ricordare le mie peripezie nel comprendere quel linguaggio le poche volte che sono finita li nella mia carriera universitaria?

Guardo i vetri, gli addetti alla segreteria un pò nascosti dai riflessi, li scruto meglio, sgrano gli occhi, sarà il sonno ma credo proprio che ora li vedo per quello che sono...dei viscidissimi Vogon!!!!!Li vedo ridere e divertirsi davanti alle domande di laurea presentate in ritardo, un certo godimento traspare nel dover sistemare crediti e esami che il sistema non ha riconosciuto, snoccialare termini complicati, enumerare date e scadenze con una scioltezza che non è umana...non può essere umana, no, ne sono certa.

Nonostante la mia nausea iniziale, e la mia totale ignoranza in materia, è già passato quasi un mese tra le alzate mattutine catastrofiche e il traffico, e vanto ad oggi di non sbagliare più tra una delega e una delibera. E questo per me è gia una bella conquista.

Resta comunque un lavoro del cazzo, e vorrei tanto togliere il sorriso al responsabile dell'ufficio studenti, che quando sono arrivata mi ha chiesto che facoltà facessi, quando ho detto Filosofia, mi ha guardato si è stampato la faccia a presa per il culo dicendo "non siete molto pratici voi filosofi...." e subito dopo mi ha spedito a fare l'assistente di sala....

Panicoooooooo, ne uscirò viva?


Si.


6 novembre 2010

ReBel ReBeL




Da quando ne io ne Ma. abbiamo più Facebook, tutti ci guardano con sospetto.

Tra pochi mesi è sicuro che metteranno una legge per fare le perquisizioni nelle case di quelli defeisbuccati, gli psichiatri lo metteranno come sintomo delle patologia antisociale nel prossimo DSM, qualcuno sospetterà che abbiamo poteri divini...Siamo noi, i nuovi ribelli, nessuno può vedere le nostre foto, sapere cosa facciamo stasera, invitarci agli eventi, nessuno può sapere di che cazzo di umore siamo, detta in breve: SIAMO FUORI COTROLLO!!!

Essendo così dei capelloni dell'anno zero ( non quello di Santoro...) dei fuggiaschi del popolo mediatico, dei partigiani sui monti aspri e freddi...ah no questo no...scusate mi son fatta prendere la mano dalla licenza poetica...dicevo, ora che siamo dei ribelli, come tali subiamo un trattamento riservato e speciale. E così iniziano ad arrivare le prime notizie congetturate...perchè se non si sa cresce ancora più forte la voglia di sapere. E se le cose non le sai, c'è solo un rimedio...inventarsele!!!!

Ebbene si, cari lettori, c'è una novità che non conoscevo neanche io...c'è una voce in giro che mi da in dolce attesa!!!Boh forse magari mi sono anche sposata e ho cambiato paese e guadagno tremila euro il mese...il problema è che lo sanno loro ma a me un me l'hanno dettoooooooo!!

Visto che un vorrei che avessero ragione, quasi quasi oggi mi faccio un bel test...


Buona giornata gente.


Andate in pace e riproducetevi numerosi. Vi do anche la colonna sonora....


http://www.youtube.com/watch?v=Sa6bI_95G9I


Si.


P.s: Rebel rebel, we can be heroes just for one day!!!!

24 ottobre 2010

Rosso di sera...

Ir ciu'o è da tempi de tempi una bestia sottovalutata.
Quante vòrte da bimbetti, e quant' artre da grandi, v'avranno detto: "Oh, nini! se' duro come un ciu'o"...quante vòrte a scuola la maestra v'avrà sberciato dietro: "Si scrive coll'H! popo' di ciu'o!".
Lo scomodare di 'ontinuo la bestia in questione per sottolineà la sua, e inzieme la vostra, rigidità di 'omprendonio, è d'uso comune.
Ma vi séte ma' 'iesti se quest'abuso linguisti'o fosse arméno giustifi'ato nella sostanza?!
Perché se uno sta a guardà, la "durezza" sbandierata sarebbe in realtà "cocciutaggine", che non sottintende propio per nulla l'incapacità a apprendé, anzi!
Magari i ciu'i c'avranno sempre avuto po'a voglia di lavorà e tanta voglia di fassi i cazzi sua.
Arzi la mano chi un si definirebbe tale...
Se poi si vòle scende ne' parti'olari 'ognitivi, ir ciu'o non solo apprende ma è anche di morto più svèrto di tanta gente 'he conosco io.
E' risaputo di 'ome si ri'ordi delle bu'e ner terreno di strade percorse, soprattutto dove ci s'è fatto male, e di 'ome le scanzi alla svèrta e con maestria se ci deve ripassà.

L'esperienza inzegna.

Prati'a per nulla banale, quella d'imparà dall'esperienza, quando si 'iacchera dell'esseri detti "pensanti".
Di fatti è, oserei dì, croni'o nell'omo e nella donna di ri'ascà nelle bu'e della vita più e più vòrte, spesso anche nella stessa.
E tutte le vòrte fassi male nello stesso punto o in punti diverzi, ma sempre di male si tratta.
E' qui che entra in gi'o ir Diavolo.
Ir Diavolo è ciò che differenzia l'omo e 'r ciu'o.
Perché l'anti-dio per eccellenza (<--specifi'o. perché se no in tanti si potrebbero sentì tirati in causa), non va certo a perde tempo co' una bestia che nella su vita c'ha artro che da portà pesi e che 'r peggio che gli pòle succede è di rompisi 'na gamba a camminà tra le zolle e i sassi...
Volete mètte la soddisfazione d'impossessassi dell'elemento "omo", con tutte le su' variabili quotidiane, coll'insidie relazionali e i casini cerebrali?!
No, un c'è gara.
Ed ecco che l'Antiddio insinua la perseveranza nell'errore.
Tradotto in termini pratici: ir vedé la bu'a, pensà ar male che ti se' fatto a cascacci, guardatti gli sbucci'hi e...ributtattici colla rincorsa.
Ecco.

Perseverare è diaboli'o.

dio m'ha fatto un po' bestia. E so contenta. Perché persevero, ma mètto le mani avanti, quindi posso assolutamente affermare dopo un'attenta analisi che:
so impossessata, ma arméno un ho un disturbo dell'apprendimento.

...speriamo...

Va.

18 ottobre 2010

Teorie rivoluzionarie



Con un delizioso sottofondo dell'album degli ZEN "andate tutti affanculo", che è un augurio che non fa mai male, mi accingo a scrivere questo post su richiesta.

Allora, praticamente, il problema è questo qui. Ci son parecchie persone che sottovalutano la potenza di una teoria che ho stipulato con perizia e cura più o meno un quarto d'ora fa. Teoria di portata universale seconda solo alla teoria dei rotoloni regina...che, ovviamente come tutti sapete ha riscosso un notevole successo di pubblico e di critica dopo essere stata pubblicata su riviste quali "La settimana enigmistica" nella rubrica "Lo sapevate che..?" ( no un lo sapevoo), "Il giornale dei misteri", sull' "Informatore coop" e forse anche su "Cronaca vera".

Ma tralasciando le mie particolari glorie, torniamo alla mia nuova teoria.

Si chiama "Teoria della PROPRIETA' TRANSITIVA", ora lo so che siete tutti li a dire che esisteva già, buuuuh prrrrrrrrrr e altre nefandezze rivolte alla mia persona, ma state calmi che il meglio deve arrivà.

Avete avuto relazioni sentimentali andate a puttane?

Vi siete spaccati l'occhi a piange e il cervello è una poltiglia maleodorante che cola dal vostro naso dopo aver passato le nottate a rimuginacci sopra? (mi garberebbe fallo in italiano sto post ma ogni tanto mi ci scappa....!!!)

Lasciare o essere lasciati è ad oggi uno dei dolori maggiormente sentiti dalla popolazione e trovare un degno sostituto dell'appena diventato/a ex sembra essere un'impresa sisifica (se non lo sai chi è sisifo vattelo a cercaaa popò d'ignorante!).

C'avete la soluzione davanti all'occhi e un la vedete nemmeno a indicavvela con un freccione rosso di 6 metri per 6 lampeggiante.


proprietà transitiva : se un elemento di A è in relazione con un secondo elemento ed il
secondo con un terzo, allora il primo è in relazione col terzo ( aRb , bRc
aRc )


Vi è arrivata l'illuminazione a cento watt?

Via se un v'è rivata ve l'accendo io...

Dovete anda a scandaglià prima di tutto tra gli/le ex del vostro/a ex e subito dopo andà a ramestà tra gli/le ex del/la ex del/la vostro/a ex.

Facciamo un esempio pratico perchè lo so che i miei lettori son duri peggio di me quando son dura..e capita spesso ahime.

1)Io sto con Ilio

2)Ilio è una merda e mi lascia

3)Con chi sta ora Ilio?Con chi stava prima Ilio?

4)Con quella svotapalle della Vanda.

5)Bene a sapessi...

6)Con chi stava prima la Vanda???

7)Con Gastone....e altri dumila ma prendiamo lui per l'esempio.

Bene. Anche se a prima vista Gastone un ti garba una sega...per la proprietà transitiva:


8) GASTONE E' L'OMO DELLA TU VITAAAAA


Ora basta però, bisogna che vada a mette ir capo nella diacciaina perchè sento che ho ragionato troppo e potrei risentinne.

Se con questa teoria risolvete qualcosa...beh un fatevi scrupoli a ringraziammi in monete, vi lascio il numero della mia postepay in mail private.


Grazie per la preferenza accordataci.


Si.


11 ottobre 2010

La fiera dell'uccelli


La domanda è: perché svegliassi prima delle cinque der mattino per andà a vedè una gara di ‘anto d’uccelli da richiamo alla fiera dell’uccelli d’un paesino di provincia? E’ vero che una fiera dell’uccelli potrebbe incuriosì parecchi e devo ammette che, in effetti, quella mattina m’è mancato ir coraggio di chiede alla Si quali fossero le sue aspettative. Ma un ci volevo rimané male di mattina presto. A me invece mi faceva venì in mente certi lo’ali che avevo bandito dai mi’ fine settimana di ventenne.. “La fiera dell’uccelli” era per me, e lo rimane ancora adesso, un locale ‘ndove la presenza femminile si avvicinava allo zero e stormi di ragazzotti scapellavano come in una gigantesca voliera. “Com’è quel locale?”…”Bellino, ma par d’esse alla fiera dell’uccelli!!”.
A artri la fiera dell’uccelli potrebbe ri’ordà quarche ragazza orgogliosa de’ propri amanti, a me ri’ordava delle discoteche!

Dopo aver fatto un pezzetto a piedi ar freddo e, appurato che dall’espressioni della Si non trapelasse nessun segnale che la catalogasse ‘ome fiera dell’uccelli, siamo arrivati davanti ar parco della gara.

Deserto. Le persone si ‘ontavano con i diti d’una mano, un bimbo piangeva, rideva e poi faceva ‘r verso der fagiano.

Ci doveva esse un perché a questa diserzione di massa e siccome ir problema un è esse paranoici ma esserlo abbastanza, la prima giustifi'azione ‘he mi venne a mente riportava a tutto l’allarmismo ‘he si scatenò per l’influenza aviaria, quando ir mondo intero entrava ner pani’o per un gabbiano morto in Danimarca o per du’ uccellini ‘on la febbre nelle paludi della maremma. No, un poteva esse questo ir motivo di tale deserto... l’òmini, si sa, hanno la memoria ‘orta, come la pipì d’un pappagallino. E poi non mancavano solo le persone, mancavano anche l’uccelli!!
Un òmino ‘on la mimeti’a ci ‘onfermò che in effetti era sempre un po’ prestino.


Sempre la Si, che ne sa una più der ghiavolo, propose d’andà a aspettà l’alba su una ‘ollina lì vicino.
Prima è venuta una scintilla, poi il sole è venuto su che pareva pagato: in un attimo era già mattina piena. Per un momento, un momento dilatato, mi son sentito anch'io un uccello e ho fatto un paio di giri sulle vostre teste, cip, cip, fate caà, cip. Da lassù ho visto tutta la provincia. Boia com’è bella la provincia, con la su’ gente di provincia, le su storie di provincia, le su' feste di provincia... cose che a stacci dentro ti spaccano i ‘oglioni ma da lassù è tutto un artro discorso.

E ecco la risposta alla domanda dell’inizio: ir piccolo mondo anti’o della provincia aveva emesso ir su richiamo e noi, come i più tordi dei tordi, s’è abboccato in pieno. Però un è stato per niente male. Peccato ho continuato a vedè ir sole per quarche giorno, me lo dicevano d'un fissallo.

Ma.

22 settembre 2010

Com'è brutta la solitudine....

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22 giugno 2010

Il Fischione




Fischione (Anas Penelope) è il nome volgare di un uccello acquatico, un anatra anche abbastanza comune, si chiama così perchè il maschio quando chiacchera fai dei fischi potenti, mentre la femmina ringhia...lo so, a noi e a voi lettori ci importa anche una sega, perchè il fischione di cui mi accingo a parlà è qualcosa di più e di meglio.


Ma cos'è allora questo fischione???chi lo sa alzi la mano...lo so siete pochi a saperlo e allora io ve lo spiego per benino.
Partiamo, cari amici, con la descrizione dettagliata dell'atto e di come si svolge.


Intanto si sceglie la vittima. ( meglio se c'evete un pò di 'onfidenza eh).

Allungate il braccio, la mano si mette nella posizione di indicare qualcosa, il dito indice ben eretto mira il centro delle chiappe del destinatario ignaro e si infila prepotentemente il dito nel culo al grido di "fischioneeeeeeeeee".

Ora, io 'apisco, che detta così pare un gesto grezzo e goliardico di basso e cattivo gusto, ma a un'attenta analisi i risvolti di significato che questo gesto trascina con se sono molteplici.
Nelle dinamiche del gesto e nell'attenzione alle tempistiche si nota il suo legame con una filosofia della vita che si rifà ai dogmi di una cultura mediorientale di radice greca. L'uomo si fa dio e satiro e con il suo dito infligge sofferenze inattese, come Pan rimette l'uomo nella condizione di soggiacere alle forze inaspettate della natura, alla sua imprevedibilità e alla sua difficile comprensione e come Pan usa la risata, il gioco e la paura.
E' infatti il momento che fa il miglior fischione. Il povero prescelto, nella sua routine quotidiana, affacendato nel portare la spesa su per le scale, nell'acchinarsi a raccogliere per terra qualcosa che distrattamente è caduto, nello sporgersi a una finestra, nel rientrare in macchina dopo aver fatto benzina, si ritrova con qualcosa che lo risveglia dal torpore, un dito in culo, che gli ricorda quanto la vita possa stupirci con i suoi risvolti improvvisi.

La povera vittima in quel momento si rianima, il sangue circola più velocemente nelle vene, il cuore batte più forte per lo stordimento del gesto ricevuto, il viso si arrossa e si scoppia a ridere o ci si incazza ( perchè c'è anche chi si incazza, tipo quelli che il dio esterno a se non lo digeriscono proprio, quelli che pensano di avere tutto sotto controllo o che il dito in culo li garba parecchio e magari si vergognano a dillo...) ma la cosa è importante è che in quel momento, in quel preciso istante la vita scorre attraverso il dito su per il culo e ti rianima il cervello, una vocina parla e dice:
:_ Ehi tipoooo, hai visto? non eri pronto ne attento, eri rilassato...ma non te l'hanno insegnato che nella vita non ci si può rilassare un attimo? che bisogna avere le antenne dritte e il culo ben parato per campare bene??


Ricordatevelo.


Il fischione prima o poi arriva a tutti e il brutto e il bello è che non sai mai quando arriva.
Essere i prescelti per un fischione non è semplicemente essere presi letteralmente per il culo, è fare una palestra gratis della vita, è essere prescelti per una nuova consapevolezza.
Se lo aspetti per noia o per gioia lui non arriverà. Se non lo vuoi...eccolo all'orizzonte.

E allora che dirvi cari lettori, fatevi semidei, fatevi Pan e natura e andate nel mondo a ravvivare le genti...perchè deh... meglio un dito in culo che due.


Si.

Vienna




25 maggio 2010

Ir nocciolo della 'uestione


Ditelo con i fiori. Ditelo con i fiori una sega!

L’ultima vorta che Imo ha portato dei fiori a una donna è stato ventiuattr’anni fa, un giorno di inizio primavera. Dé, mi'a orell'anno! Imo se ne ‘ndava per i ‘ampi come tutti i pomeriggi dopo avè fatto la lezione in dieci menuti. Nell’erba arta c’era quarcosa che l’attraeva, era un po’ come esse ar mare, cor corpo che sparisce dalla vita in giù e la speranza che cor prossimo passo un si vada a finì in una bua. Ma lui lo conosceva a mente ir fondale e anche senza vedello si moveva disinvorto in automati’o.

“Sistema di controllo automatico disinserito, ora dobbiamo procedere manualmente” *

A ogni passo volava di tutto, zanzaroni, cavallette, pidocchi, grilli celesti, robe nere che facevano rumore coll’ali… ma a lui un faceva schifo nulla, andava avanti cor sorriso come per salutalli e si godeva, tranquillo cor mondo, velle prime giornate d’arta pressione.

“La pressione del vapore è scesa oltre i limiti consentiti, bisogna evitare lo spegnimento, capito? Evitare lo spegnimento!” *

Attraversato ir campo Imo arrivava in una specie di prato dove di solito si faceva i cazzi sua fino a sera guardando i ranocchi e le salamandre ner fosso, svotando i cigliegi e torturandosi ‘on le susine aspre come ‘r veleno. Ma un’era fame, era un gioino: quello di batte ir record personale di distanza nello sputà ir nocciolo.

“Il nocciolo merda, il nocciolo è esposto all’ar……..non ci.... non ci credo…” *

Prima di ritornà a casa poi si fermò a raccoglie i fiori di ‘ampo che lo tentavano ormai da quarche giorno e, contento come lo pol’esse un bimbo di nov’anni in un campo l'urtimi d'aprile, fece un mazzone di viole, borragine e piscialletto per la su mamma.

“Mamma che casino, è la fine… la grafite…brucia tutto…è la fine” *

Entrò in casa cor mazzo di fiori e erba, su mà stava guardando ir telegiornale dell'otto. Alla vista de’ fiori lei s’imbervì, s’imbervì come po’hi e glieli fece buttà via. Dé, ci rimase ‘osì male che dar quer giorno un’ha più regalato nemmeno la ‘amomilla in bustina, nemmeno velli di prasti'a... pensateci bene quindi prima d'andà a dì a Imo che è po’o romanti’o, o parecchio tirchio, oppure distratto o per niente coinvorto. Pensateci bene perchè un'è vero...

Il nodo gordiano sta lì. Ir nocciolo della 'uestione sta ner nocciolo d’un reattore, il reattore numero quattro.

Era la primavera del 1986, po’hi giorni prima, nella centrale nucleare Vladimir Ilic Lenin (pace all’anima sua) di Chernobyl, orgoglio delle repubbli’he socialiste sovieti’he, un’esplosione ar reattore numero quattro provo’ò la fuoriuscita d’una nube radioattiva che contaminò tutta la zona circostante arrivando, in maniera ridotta, anche ner pisano. Ar telegiornale si parlava sempre der fall out radioattivo e sconsigliavano di mangià verdure der contadino e andar per campi, fosse anche solo per raccoglie du' fiori.
Ditelo con i fiori. Chissà com'è che si dice Mavvaffanculo.

* tradotto dar russo

Ma.

11 maggio 2010

l'Auto- stima


L'autostima è un argomento complicato, c'è chi dice che dipenda da come c'hanno cresciuto i babbi e le mamme, ma è un problema che tocca tanti e di fatti parecchi ci si sono arricchiti a fa corsi e scrive libri (l'ameri'ani per primi...popo di ladracci).
Tutti si prodigano a da consigli a que poveri disperati che s'arzano la mattina e alla prima occhiata nello specchio già vacillano, che escono per negozi e il vòto del portafogli li fa scioglie nella frustrazione di un avè saputo trova un bel lavoro, che schivano gli ex compagni di classe che son tutti sposati e con figlioli e la stascionvegon parcheggiata sotto la casa presa con il mutuo e te che un ti fa più credito nemmeno ir tabaccaio...eviti.
Eviti l'argomento e annaffi a piccole gocce la tua autostima come si fa con i bonsai (che io voglio sapè come si fa a fà campà un bonsai...ma questo è un artro problema).Ti crogiuoli nel far attraversare la strade alle donnine, raccogli passerotti feriti, cambi la strada alle lumache che vanno verso le macchine, ti vanti di aver comprato una maglietta a cinque euro ma che fa figura lo stesso, ammiri la tua arte di vivere con poco e di somigliare sempre di più a uno strano frate ateo e pieno di ideologie...

Ti chiedi perchè le cose se ne vadano a rotoli seguendo discese ripidissime, ti chiedi come poi rimedià, come si pò rialzà di mezza tacca il volume della tua bassissima autostima. Inizi a scavà nel tu passato, indietro indietro nell'anni, rivedi tutte le tu disavventure, le tu figure di merda, l'anni della scuola, ma nulla, un trovi nulla. Niente di così importante che possa esse una ragione valida per spiegà questa catatrofe che t'attanaglia.
Accendi la televisione, parlano de preti pedofili.
Ci rifletti, e pensi che è uno schifo.
Leggi ir giornale, e riparlano dei preti pedofili.
Pare ce ne sia uno ogni 100 abitanti, escan fori come funghi dopo avè piovuto,tutti raccontano le loro storie tristi, e nel quotidiano, sottovoce, vengan fori anche quelle che un si sapevano e che per anni so state nascoste nelle sagrestie delle chiese.

La tua autostima fa un balzino verso il basso, pensi: " ...a me, un m'ha voluto nemmeno un prete pedofilo...."



Con freddezza

Si.

Ir giorno delle pande gialle

Un ve la pigliate se in questo post un ci 'apirete nulla, un siete duri voi! Un ci 'apisco tanto nemmeno io. Dé, lo devo ancora scrive e gia lo so, sarà un post cripti'o 'ome po'hi.

Di motori un c’ho mai ‘apito una sega, per me si movano per delle leggi fisi’he e meccani’he che un conosco e per distingue una macchina dall’artra mi tocca andà a legge ir nome dietro nella targhetta sulla bauliera. Ed è propio di macchine che ho deciso di parlà… eheh, c’è da stà lustri!


Siuramente sarà nominata auto dell'anno. probabirmente lo è già stata ar su’ tempo..ma, senz’ombra di dubbio, la nuova Fiat Panda gialla, ha vinto ‘r premio di miglior ossessione della settimana! E’ risaputo che a’ vertici della Fiat l'uso di sostanze psi’oattive era ‘osa comune, dé, un si pole infatti di’ che c’andavan di scartino. Ma ora ho finarmente scoperto ir perchè! Stavano studiando.. stavano analizzando l’effetti delle droghe per una strategia di mercato: elaborare un prodotto che creasse dipendenza immediata.. una macchina perfetta che ti facesse viaggià sulla terza ‘orsia nell'autostrada della mente! Le guardo passà e un vedo quello 'he vedo di solito quando osservo una macchina, e cioè un mezzo; uno strumento che serve per spostassi da un punto A a un punto B e eventuarmente ritornà anche inghietro. No, vedo artre 'ose, artri firmini che nemmeno ar cineplex.

La macchina è psi’oattiva! me ne sono accorto ieri sera!! (senza scoperta!!) E come tutte le droghe ha i su’ effetti ‘ollaterali... devastanti…stimola la produzione di dopamina e ti ‘onduce a commette follie..! Tutte le vorte ‘he ne incrocio una mi s’arza la temperatura (non quella der radiatore, sia ‘nteso) e mi vanno a fo’o l’orecchi, ir cuore si mette ar posto delle tonsille e mi piglia la voglia di rincorrile. E poi dé, c’è pieno, per la via mi tocca fa finta d’un vedelle ma un ce la fo, mi basta guardalle anche ‘on la ‘oda dell’occhi per poi ritrovammi da tutt’artra parte da quella che era la mi’ meta.


Lo sapevo che un ci ‘apivate nulla, un importa! E’ un problema mio, vedrai devo fa la revisione ar ceppione.


Ma(h!).

23 aprile 2010

Intervista (self centred post)


Oh, ma l’avete letta l’intervista? come quale? quella sur Manifesto… via, lo sapevo, ve la ri’opio io ‘ui sotto allora…

Abbiamo incontrato Ma, blogger insieme alla Si ed alla Va, de I Cazzi Di Vell’Artri (uno dei blog oggi più seguiti n.d.r), davanti ad un ponche al tavolino di un circolo della provincia pisana.

Ormai non si fa che parlare del blog e delle considerazioni di Va, Si e Ma, come spiega questo successo rapido ed innegabile?

"Un lo so, i cazzi di vell'artri garbano, è risaputo no?"

Sia dai contenuti, sia dagli esperimenti stilistici che aprono verso il basso come, ad esempio, l’uso del dialetto pisano, si denota una connotazione ideologica marcata in senso socialista che però non giunge mai ad una visione articolata filosoficamente e politicamente. Si fa riferimento insomma a concetti piuttosto generici di fratellanza e di giustizia fra gli uomini che una certa critica di destra non ha esitato a definire populista

Ah si? Che vengano a dimmelo sur ghigno!

Una delle caratteristiche di molti post del blog è il recupero di un’attenzione alla realtà e alla vita concreta, lo dimostra la scelta dei temi…

Si

Ma, Si e Va trattano temi che sono attinti alla quotidianità: l’attenzione è rivolta all’interiorità, ma non per questo viene reciso il legame con la realtà esterna, con la provincia che resta la stessa ovunque, che si tratti di quella pisana o quella brianzola.

….

Alla drammatica ironia dei fatti narrati si accompagna, nei racconti, la riflessione sociologico-filosofica sul ruolo stesso della letteratura che sembra essere per Lei come una nuova completezza, un qualcosa che ristabilisca su basi nuove uno stato di armonia con se stesso e con gli altri

Si, proprio così come ha detto lei, …se stesso e con gli altri

Probabilmente ciò è dovuto al fatto che molte delle storie portano a maturare nell’animo del lettore la consapevolezza rassegnata che la realtà e la vita vanno accettate per quel che sono, e questo crea conflitto, portando a percepire che il fluire del tempo e degli eventi vanno guardati con distacco nella paziente attesa di ciò che verrà

Guardi, m’ha torto le parole di bocca

Continuare l’intervista con Va e Si non sarebbe più onesto? Intellettualmente parlando intendo. La loro visione critica e disincantata...

Dé, chiappale! se le vede me le saluti

Quanto ci sia di vero e quanto invece sia finzione letteraria, soprattutto in riferimento alle vicende cinico-grottesche di Imo, è la domanda più frequente che il lettore si pone

Ma! Un l’ho mai misurato, diciamo ‘he c’è più vero ‘he farzo

In molti riscontrano contaminazioni che spaziano dalla poetica montaliana all'umorismo pirandelliano e poi dritti dentro al neorealismo fino ad arrivare alla filosofia di Battiato e Sgalambro

"I gatti mézzi 'ndove li lascia?"

Qualche anticipazione per i lettori de Il Manifesto

Dopo vedrai vado su Pisa... via giù, dopo ‘r terzo ponche un son cose ‘he si chiedano!

Il Manifesto (Ma.)

6 aprile 2010

Metasufficienza

Bimbi, questo è uno sfogo.
Ve lo di'o, così ner caso quarched'uno decidesse che un gniene pò frega di meno, une sta nemmeno a legge.
Ho realizzato dopo anni e anni di vita, più o meno vissuta a dovere, d'esse assolutamente AUTOSUFFICIENTE a me stessa.
InZomma...parliamone!
Con me ci sto propio bene. Ti pare po'o???
Ci chiacchiero senza dammi noia all'orecchi, un c'ho nemmeno da spiegammi troppo perché capisco ar volo, mi do sempre ragione o se mi 'apita d'ave quarche dubbio basta ragionanne un attimo che mi si dissipano tutti...molto più facirmente di tante "pete fetenti" (no, tanto pe' fa capì).
Mi 'onosco.
So quando lasciammi sta o quando tentà l'approccio...so quando ci posso tirà fòri quarcosa di bono o quando un è ir caso, tanto un arriverei nemmeno all'uscio.
So cosa mi fa sta bene e so cosa invece devo evità perché potenzialmente peri'oloso...certo...le 'azzate le fo anch'io...ma sempre ponderate e su misura. Roba che appena me n'accorgo...mi basta dì "brava fava"...e torna tutto 'ome prima.
E allora la domanda sorge spontanea...
Per quale oscuro motivo mi devo trovà, PER FORZA, quarcuno che pretende di stammi accanto e che invece destabilizza cotanto equilibrio?!?
ESATTO!!!!
Non c'è motivo.
Per cui...sì, lo ammetto, so stinfia e rompicazzo, pignola e pretenziosa...
magari con questi presupposti nemmeno troverò mai quarcuno che mi stia bene in mano, ma m'importa una bella sega, io intanto ci so e è difficile 'he m'allontani!!!
Un esisterà nemmeno chi è in grado di arricchì il mi senso d'autosufficienza, un lo so!
Ma ner frattempo, di si'uro, un ho intenzione d'accontentammi...MI BASTO E M'AVANZO.

Va.

(mi ci vorrebbe la faccina di msn col sopracciglio alzato per rende meglio il tutto...dé immaginatevela e un rompete la fava)

31 marzo 2010

La mi' ami'a der Kuore.


Saranno i tempi duri, sarà la crisi politi'a, il cambio di stagione, i diti nell'occhi che a gratisse urtimamente mi arrivano, sarà...ma sto diventando davvero po'o simpati'a e po'o socievole.

In questi momenti mi rendo sempre di più conto che l'amicizie, quelle vere, son l'uni'e che reggano anche quando si diventa inacidite come me in questo momento. E la mia ami'a del Kuore, deh lei mi sostenta sempre.

Io c'ho un'ami'a del kuore, si anche io che sembra che un cuore un ce l'abbia, e ce l'ho da tempo immemmore. Nelle su foto dell'asilo io ci sono a fa capolino tra le teste di vell'artri, lei c'è nelle foto dei saggi di danza più sciagattati che si siano mai visti (su questo prima o poi ci farò un post serio), lei c'era quando s'andò a Farnocchia cor prete, quando s'andava sul corso cor rossetto, le prime vacanze fori etc etc. Insomma c'è sempre stata.

Poi bisogna di che ci sono stati eventi più signifi'ativi di artri, uno fra tutti, quando la mia ami'a der kuore aveva preso il Bravo della su nonna e lei che guidava e io dietro si voleva anda a fumà i cicchini ai giardini della coop. Alla coop ci siamo arrivate, peccato che s'era incantata la manopola der gasse e ci siamo schiantate ner muro...Lei c'era quando mi sono stroncata ir naso nella vetrina di un barre di marina di Pisa e s'è riso insieme alla mia famosissima battuta che feci con una maschera di sangue che mi copriva ir viso :_"E' chiuso..."

A me lei mi fa sempre ride, mi basta guardalla nell'occhi e capi che ir momento di fanne una delle nostre...A volte molti non ci hanno capito quando abbiamo riso per una notte intera alla frase poi trasformata in altre mille "Non te li tagliare i capezzoli ti stanno bene lunghi" o semplicemente schiantarsi nel dire "rigonfiaaaa".

Per la mia ami'a der kuore io andrei in capo ar mondo ma so che un me lo chiederebbe perchè lei lo sa che se si potesse entrerei a fa la spesa direttamente colla macchina.


Si.


P.s: la foto qui accanto me l'ha mandata lei un pò di tempo fa. Georgie è il mi cartone animato preferito...e lei lo sa!!! Però la parte dello zio guardone un mi convince tanto...

26 marzo 2010

I don't like the Doors


"Forza piccola, accendi ir mi foo, vedi d'appiccà ir foo alla notte".

L’aveva ‘onosciuta in campeggio a Vada e du’ mesi dopo Imo andò a trovalla fino a Mona’o di Baviera dove lei viveva. Dè, un sentiva seghe, c’era quarcosa ‘he lo spingeva e poo ‘mportava se in quei giorni sarebbe dovuto esse a scuola.
A Vada erano stati tre giorni a ragionà di musi’a, di gruppi punk, di politi’a e dei massimi sistemi, in inglese, con lei ‘he sapeva tutti i verbi irregolari e Imo che l’usava all’infinito rotando l’indice in avanti o ‘ndietro per coniugalli al futuro o ar passato. Tre giorni passati seduti a abbracciassi ognuno i propi ginocchi noncuranti dell’arghe sulla spiaggia e dei fiorentini che ogni tanto sparivano tra l’onde. E noncuranti soprattutto der fatto d’esse un omo e una donna.
Eppure l’istinto ‘he portò Imo fino in Germania era di tutt’artra natura, di certo un'aveva cari'ato lo zaino per andà a finì ir discorso sul perchè i dead kennedys s'erano sciorti, ma anche lì continuò a parlà di musi’a e dei massimi sistemi finchè una sera lei lo interruppe co’ una voce carda ‘he stonava ‘on la su’ faccina di quindicenne tedesca: “Come on baby light my fire!”.

Prima di da’ a Imo der deficiente provate a mettivi ne su panni, o cosa doveva penzà dopo du’ giorni passati tra concerti e negozi di musi’a e bimbetti arternativi che anche loro parlavano di musi'a?
Infatti la guardò con dell’occhi ‘he parevan dì “A me i Doors mi fanno un po’ caa” anche se, moderato dall’inglese scolasti’o la su’ risposta fu un semplice e chiaro “I don't like the Doors”.
Quarcosa tra i due s’era rotto e lui un se ne dava pace, “probabirmente erano ir su gruppo preferito” pensava Imo, “si dev’esse offesa, valli a capì i tedeschi!”.
Appena ripreso ir treno per la provincia s’accorse di ‘os’era successo, traducendo mentarmente quella cazzo di 'anzone alla fine c'arrivò, arrivò anche a capì la figura di merda fatta e si ri’ordò di ‘uell’istinto ‘he l’aveva guasi obbligato a partì pell’estero. L'uni'a 'osa che in quer momento gli dava un pò di sollievo era batte ir capo nella plasti'a delle portroncine.

Ner giro di poo smise d’ascortà ir punk, comprò la ‘assetta col raccortone dei Doors e si ritrovò parecchio in Battiato che gli ‘antava ‘he l’occasioni perdute un ritornano mai e che ir giorno della fine l’inglese un gli sarebbe servito a niente.

Ma.

16 febbraio 2010

Io faverei, tu faveresti, ella toperebbe.

Boia 'ome son prolifi'o!.

Qui si parla di trucchetti che possano servì a tutti, òmini e donne. Se racconto tutto ar maschile è per non fa sembrà questo poste simile a un volantino di sinistra criti’a, un so se ci siamo ‘apiti/e.

Arrivava in paese tutto lustrato e via co’ racconti delle su’ gesta eroti’he: quella l’ho presa di ‘osì, con quell’arta ancora ci son’andato proprio per fagli un piacè (“si dice per falle, ghiozzo che un sei artro”, pensava Imo aggrappandosi alla grammati’a per sentissi un po’ migliore), quell’artra era un mese che mi rompeva i ‘oglioni e ora vedrai la voglia gliè passata (“gliè? Ma come si poleee!). E Imo appoggiato ar muro der circolino a fa’ la cariatide perché si sentiva come se stesse per cascagli addosso tutto ‘r palazzo, Imo, che per sortì con una ci doveva leti’à du’ giorni addiritto. Inzomma, ir tipo tutto fiero schioccava i diti e le fie gli sartavano addosso, ma se lo guardavi nell’occhi sembrava guasi che ‘r piacere più grosso lo provasse ner raccontallo. Si, lo raccontava colle mani e cor bacino, l’occhi ‘n fori e la mascella disgiunta in avanti. Però c’aveva un racconto così sterile che pareva andasse a letto ’on le ragazze solo per ir gusto di sentì ‘r sapore della sigaretta una vorta finito, per ir gusto d’esse quello che, spenta la sigaretta se n’andava senza dà spiegazioni. A giudi’à dai pèi che dava ai marborini il vero orgasmo doveva risiede proprio ner fumà. Inzomma, ir su piacere un stava tanto ner trombà ma, paradosso dell’edonismo, ner gusto di fa crepà d’invidia tutti l’amici ar barre.

“Voi trombanne tante anche te come lui? Deh, un ci vor nulla, raccontalo anche te!” disse una sera a Imo un ometto tutto grinzoso che teneva ir ponche con du’ dita ‘on la leggerezza di chi n’ha maneggiati davvero parecchi.. “Ma ri’ordati, ti puoi creà anche una fama, ma se poi ti rimane la fame un ti serve a nulla” Imo lo guardava zitto e coll’occhi spalancati continuando a be’ dar bicchiere già vòto da un po’.

“Se non la chiedete non ve la dannooo…” continuava l’omino mentre Imo guardava li scurini di legno der finestrone der barre immaginandosi di incidici sopra le sacre leggi ‘ome Mosè.. “…è questa la ‘osa fondamentale che un volete ‘apì, cane della berva!”. “E poi studiate, studiate, studiate che se acquisite un bon uso della dialetti’a basta avè du’ cazzate da raccontà e ‘r gio’o è fatto, o perlomeno un ci fate la figura der ghiozzo come luilì che chiacchera di cicchini da mezzora”.

Studiate perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza” si ripeteva mentalmente Imo reduce dalla recente lettura di Gramsci.

“E se un ve la danno un vi scoraggiate, pesa meno un rifiuto der rimorso d’un avella nemmeno chiesta”.

Chi lotta può perdere, chi non lotta ha già perso” pensava Imo mentre vedeva l’omino a be’ i ponche cor Che e Fidèl sulla Sierra Maestra.

“Fammi vedè se hai ‘apito quarcosa” disse di punto in bianco l’omino. “T’ho visto che mi seguivi nei discorsi, ma ora è arrivato ir momento di mettili subito ‘n prati’a. Operativi diocane!” “Vai dalla Izia, che vi vedo sempre ‘he vi guardate e che ruzzate insieme come i deficienti ...e chiedigliela”.

“Oimmei” pensava Imo, “così dar nulla?” ma un poteva certo delude l’omino che ora s’era rimpiattato dietro ir mezzobusto di Lenin a guardà la scena co’ un ponche nòvo in mano.

Imo prese un artro vino ar bancone, du’ sorsi e via a sedè davanti la Izia... se’ondi d’interminabile silenzio... Imo beve e fa’ finta d’avè la bocca troppo impegnata dar sorseggià per potè di’ quarcosa… interminabile silenzio… l’omino scote ir capo e abbassa lo sguardo… silenzio ancora… l’omino si sta per girà dall’artra parte quand’ecco che sente delle parole. La Izia aveva preso in mano la situazione e guardando Imo con l’aria un po’ sfavata tipi’a della metà dell’anni novanta disse ”Oh, allora? Perché mi guardi e non favelli?”. Imo posò ir bicchiere e guardandola diritta nell’occhi sentenziò “IO FAVEREI ANCHE, MA SEI TE CHE UN TOPI”.

L’omino accennò un sorriso grinzoso e arzò ir ponche ar cielo in segno di approvazione.

Ma.

15 febbraio 2010

Storia guasi d'amore


Visto che la Si ci vole fa morì tutti di diabete con le su’ storie sdorcinate, aiutiamola continuando a parlà sempre d’amore. Naturarmente d’amori che vanno a puttane e che son quelli, mi par di 'apì, che si 'onoscan meglio.

Imo stava mangiando un piatto di riso bianco cor tonno ar carduccio dell’effetto serra della su’ macchina e, mentre con una mano s’ingozzava bene bene e coll’arta rispondeva a’ messaggi non ca’ati della mattinata, si è avvicinata una coppia sui trentacinqu’anni. Si sono fermati proprio accanto ar finestrino e hanno iniziato a leti’à pesantemente, ma pesantemente… certi strilli coll’occhi di fòri… Questi tizi, presi dalla loro animata disputa sentimentale un si sono accorti di lui e si sono detti di tutto. “M’hanno detto t’hanno vista ner corso con luilì, o allora? Voglio sentì cosa mi dici”…”ma te l’avevo detto che sarei andata a Pisa per negozi” e via dicendo. Accuse e giustifi’azioni per dieci minuti bòni. Imo un sapeva cosa fà: ormai era passato già troppo tempo per mette in moto e partì con la macchina oppure bussà ar vetro per dinni: “Ohi! Ci sarei anch’io qui accanto, se poi vi girate e mi vedete un vi sfavate anche ‘on me che un c’incastro una sega, un vi volevo mi’ spià, sia 'nteso!” e quindi s’è sorbito tutto! La fine d’un amore, di un matrimonio forse.. poi lei s’è messa a piange verso la macchina e l’ha visto, con la bocca tutta unta e coll'occhi vivi! Si sono guardati du’ se’ondi e la tipa, credo presa dall'imbarazzo, ha reagito, si è vortata verso ir tizio veramente antipati’o e gli ha gridato cor dente avvelenato: "BASTAAAA! VAI VIAA, NON TI VOGLIO PIU' VEDEREEEEE!!!!". Poi si è messa a corre, co’ lucci’oni all’occhi, verso l'artro lato della strada. Ir tipo c'è rimasto spiazzato e ha provato a seguilla ma, dopo avè pensato che forse un ne valeva la pena e che soprattutto era fati’a, è salito in macchina ed è partito facendo fischià le rote (che tradotto dal linguaggio non verbale de’ ghiozzi vor dì “ma vai in culo te e chi t’ha ca’ato, tegame” con allegato moccolo a vostra scerta) ammorbando l'aria dell'odore della gomma bruciata! Imo ha finito ir riso ar tonno e mentre cercava sotto i sedili li spiccioli per un caffè pensava alla ragazza, gli garbava l’idea che lei avesse trovato ir coraggio di rompe con quer tipo (veramente antipati’o) grazie a lui, che avesse trovato ne su’ occhi vispi la forza per prende la decisione di mandallo finarmente affanculo!
Ha bevuto ir caffè guardando fòri dalla porta der barre aspettando che lei tornasse per ringraziallo e offrìgli un ponche!
Ingrata diobono!!

Ma.

13 febbraio 2010

Colonna Sonora UmBerTo ToZzi

Se san valentino sapesse com' è romantica e dedita all'amore la Va. verrebbe giu da l cielo a piglialla a pedate ner culo.
E farebbe bene, perchè forse un po di romanticheria a vorte un farebbe male, e me lo di'o anche per me che mi sa che l'ho persa per strada.
Mi sa che il mi problema con San valentino è nato quando facevo le medie. Son rimasta traumatizzata da un evento terrifi'ante.
Ero innamoratissima di un tizio che faceva la terza, io facevo la se'onda. Ora, tralasciando una serie di particolari , tipo che sto tipo è ora un cioccolataio super palestrato, il punto non è quello che è successo dopo, ma quello che successe quel giorno.
Era il 14 febbraio del 1991 e quella mattina camminavo svelta per arrivà a scuola piena d'aspettative. Vestita con il mio maglioncino extralungo con i canini sul bordo, i jeans un po corti che si vedeva il carzino, il bomberino blu cangiante e capello a caschetto con frangia iper bombata, più o meno parallela al terreno.
Io a dodici anni un ero proprio una bellina, ne dimostravo otto e mezzo allungata, avevo po'o dominio de movimenti der corpo e vagavo sembrando più un bacchio informe che una ragazzina.
Però deh...
Salgo le scale tutte d'un fiato, per vedé se incrociavo quer tipo che mi garbava, schivo un paio di bimbette tutte tette, e mi avvio verso la mi classe. Entro e subito vedo che sul mi banco c'è qualcosa.
Batticuore. Bum bum bum, la frangia perde forza e un po s'ammoscia.
Mi avvicino al banco e riconosco una forma di cuore, un biglietto.
Oimmei pensavo, è lui, si è accorto di me, e oggi si dichiara...
Poso la cartella tutta alla sverta, piglio in mano questo cuoricino rosa, c'è scritto per Silvia, deh è mio...
Lo giro e lo leggo:

Buon san valentino alla più b...
l'occhi però vanno più sverti verso la firma.

Leggo la prima lettera M e gia un corrisponde al nome di quello che mi garba a me, penso a un errore...continuo a leggere...
Matteo

Rimango così, tipo cartonata, un capisco li per li chi cazzo è sto Matteo.
Resto un pò male che non è quello di terza, ma penso che forse questo Matteo potrebbe esse anche meglio di lui.
Arriva la professoressa e io rimango li a fantasticare su quel cuoricino rosa.
Suona la campanella, è ricreazione. Stralunata sto al banchino a fà merenda.
Sul banco vedo una mano, un cioccolatino...bum bum bum bum
Alzo la testa dar panino con gli occhioni tipo cartone animato...
Oddioooooooooooooooooooooo la mia mente fa i conti, inizio a pensare come si chiama questo cesso con i capelli rossi l'occhiali e l'apparecchio e i frignoli gialli sur muso.
Viene in classe mia e nn mi ricordo come si chiama.
Oddddioooooooooooooooooooooo MAtteo.
Mi sorride con l'apparecchio con i gommini e mi dice: Prima il biglietto, ora la cioccolata...un bacino me lo dai???
Il panino mi va di traverso.
Mi alzo e un di'o nulla. Esco ner corridoio.
Ritorno in classe e lui è li che mi sorride.
Li do un bacino sulla guancia...
Almeno per un paio d'ore avevo potuto sognà.

A Serena con affetto.

Si.

12 febbraio 2010

Fegati ingrossati


Quando sono in casa m’affaccio ogni tanto alla finestra per vedè se i vigili m’hanno fatto la murta. Una vorta le murte le pigliavo spesso ma ora di vigili in giro se ne vedano sempre meno. Deh, io sto più rilassato ma un po’ mi manca ir fa’ le ‘orse dar vigile cor blocchetto in mano e fa' finta di piange per vedé di levacci le gambe, e poi questa prati'a mi serviva anche per mette in atto le mi’ apacita attoriali inespresse.

Invece ora li vedò passà sempre più raramente, ma però sempre più chionzi e rallentati. Anche la vigilessa bona m’ha messo su un culo ‘he sembra ir comune di Capannori. Poi ho collegato tutto: un po’ di tempo fa hanno messo le tele’amere in paese, tra l'artro anche proprio davanti a casa mia (io gli vò un pezzo ner culo perché sto ar seondo piano e un mi vedano) e i vigili passano le giornate fissi davanti alli schermi in caserma a spià la gente passà, non tanto per dovere ma soprattutto per piacere, e chi è o è stato su facebook mi ‘apisce e sa com’è ganzo guardà cosa ‘ombinano l’artri zitto zitto e senza fassi vedè. Dicevo… fissi davanti li schermi senza mai staccà, si alimentano con tramezzini strapieni di maionese e sarsine, cocacole e caffè, spicchi di pizza diaccia e merendini. E allora faccio un appello a tutti i nutrizionisti che ci seguono, andate sotto le tele’amere nelle vostre città e convincete i vigili a cambià regime alimentare, un possano sta fissi lì a fassi i cazzi di vell’artri e campà a tramezzini der barre e troiai vari, cercate di ‘onvincili finchè sono in tempo perché poi diventa un casino smartì tutti ‘ue grassi.

Comunque un son qui per parlà male delle tele’amere, ci mancherebbe, che un servano a un cazzo l’hanno già detto e dimostrato in tanti. Son qui a scrive perché a furia di fammi i cazzi artrui dar terrazzo mi sono accorto che le tele'amere un’utilità sociale invece ce l’hanno.

Ho studiato attentamente la reazione della cittadinanza: all’inizio tutti indispettiti da quest’occhio che l’inseguiva dappertutto, ma è bastato po'o e tutti si sono abituati. Anche troppo: hanno preso la tele’amera come luogo di sfogo, c’è chi va lì sotto a raccontà i su' problemi, chi chiede e chi dà consigli sull’amore, chi cerca ir cane o ir marito scappati di ‘asa, “Se vedete passà la Graziella mi chiamate a questo numero? Grazie!”, chi cerca un po’ di ‘ompagnia, “Vi garba ir giacchettino novo? bellino eh? o seondo voi era meglio verde?”, chi pensa d’esse a fa i provini der grande fratello e si presenta tutto tirato a lustro, chi ripassa le poesie prima dell'interrogazione e chi ne legge delle proprie.

Un importa la risposta, l’importante è sapè d’esse ascortati e un sentissi più tanto soli. E intanto dall’artra parte patatine & cocacola a nastro, e certi fegati ingrossati…


Ma.

4 febbraio 2010

Arriva Imo

Ir pubbli'o... Avecci de' fanse è ir sogno segreto di tutti, avete voglia pallacce a dì di no, voi 'he cantate gnudi davanti lo specchio, che v'arzate la mattina e salutate la via vòta dalla finestra mandando i bacini 'on le mane, che passate in macchina e co' una mano guidate e con quell'artra tenete un microfano fatto d'aria mentre 'antate dietro la radio... deh, vi vedo passà! Via giù, un vi vergognate, a vorte l'ho fatto anch'io... a vorte però. E anche Imo lo fa.

A Imo era già successo una vorta da bimbetto di sentì l’esigenza d’avè davanti quarcuno, mentre stava seduto sur cesso. Fu quella vorta della peta che un voleva finì, e allora, appena si rese ‘onto dell’eccezionalità della durata, principiò a guardassi intorno alla ricerca d’un pubbli’o cor quale condivide ir fenomeno. La peta ‘ntanto ‘ontinuava senza interruzioni come solo un trombettista ‘he prati’a la respirazione circolare sa fare. Un restava che sortì e andà alla ricerca d’un fan che fosse uno. Passando davanti lo specchio der bagno ci stampò pure un veloce inchino ‘ompiaciuto. Su’ mà stava in cucina, circa dieci metri da percorre per portà ir su’ pezzo ar successo, ma a po’hi passi dall’urtima porta ir su’ assolo di ‘ulo cominciò a singhiozzà fino a diventà una ‘omune peta senza lode e senza infamia, morendo.

Un’artra vorta invece, dopo avè respirato profondamente dopo lo sforzo, sollevò leggermente la ‘oscia destra per fà firtrà un po’ di luce all’interno della tazza der cesso (vizio che Imo si porta dietro ancora adesso): involontariamente, con du’ stronzoli incrociati, aveva riprodotto federmente la nostra italia. Stava tutta lì, una perfetta italia di merda ‘on tanto di Gargano, roba da certosini.

Un pubbli’o! A vorte ‘apita di vedè delle ‘ose o di vive de’ momenti ‘osì ‘ntensi dove vorresti tutte le persone a cui tieni intorno a te, per condividine tutti l’aspetti fino in fondo. L’italia di merda faceva parte di ‘uella categoria di ‘ose.

Mancava sortanto la parte insulare e allora, ‘on tanto sacrificio e contrazioni ‘alibrate, riuscì a partorì uno stronzo triangolare e a fallo cadè propio sulla zona dove mancava la Sicilia, con una precisione da fa’ ‘nvidia a un topografo.

Aveva esaurito ir materiale e le forze per creà la sardegna ma un gliene vorranno velli ‘he di’ano che “sardigna no est itaglia”.

Quer giorno era da solo in casa ‘osì decise d’un tirà l’acqua fino a quando quarcuno un avesse potuto gioire ‘on lui di tale opera artisti’a. Ad arta voce, ‘ntanto, descriveva a un pubbli’o inesistente cale e gorfi, promontori e penisole. Un aveva però fatto i ‘onti ‘on la forza di gravità e l’inclinazione delle pareti der cesso, così che pian pianino tutta l’italia intera ‘ncominciò a scivolà verso ir basso, per finì ‘nghiottita da quella pozza d’acqua che tra le lacrime chiamava “mediterraneo”.

Era giunto ‘r momento di pulissi, visto ‘he fino a quer punto il povero Imo aveva lasciato perde per non coprì l’opera ‘on la carta ‘ome fanno Christo e Jeanne-Claude. Così alla fine distese sur pelo der mare un lenzòlo bianco e marrone in segno di lutto e tirò lo sciacquone ‘ondannando l’italia ad atlantidea fine.

Restò per quarche minuto a osservà l’acqua limpida nella speranza ‘he quarcosa o quarcuno si fosse sarvato.


Ma.

1 febbraio 2010

Alla base della 'atena


A guardammi un sembrerebbe ma uno de’ mi migliori amici fa ‘r parrucchieri e capita che lo vada a trovà in negozio mentre lavora, così, tanto per fagli perde tempo o magari distrallo sperando di vedè quarche urecchio per la terra a uso Van Gogh.

Ner negozio, l’urtima vorta che son stato da lui, mi sono soffermato su quello ‘he diceva la gente mentre aspettava di pettinassi ir capino e mi s’è illuminato quarcosa ner cervello: intorno a me c’era der materiale per i prossimi dugento post.

Su un divanino se ne stavano du’ signore cinesi ‘he parlavan tra loro nella su’ lingua e che di si’uro, a giudi’à dall’espressione ‘ontenta de’ ghigni, si stavano dicendo delle ‘ose ganzissime. Peccato però un si ‘apisse una sega.

Artre du’ signore, queste delle nostre parti, stavano sedute su du’ seggiole a ragionà della figliola di quarcuno, a raccontà delle su' abitudini sessuali e cose ‘onnesse, ad arta voce, sforzandosi tra l’artro di parlà un italiano ‘orretto che faceva sganascià da ride. Si sa, se uno esclama “cane della beLva” è più raffinato.

Sedute su un artro divanino ancora du’ signore, intente a commentà tra loro, bisbigliando, i discorsi dell’arte due, con le mani messe rispettosamente davanti la bocca che pareva d’esse nella sala d’attesa der dentista.

Infine un’arta donnina tutta pettinata che un si ‘apiva cosa ci facesse dar parrucchieri, s'era piazzata su una seggiola in disparte e da lì ascortava tutto senza favellà, ma con dell’occhi e una faccia attenta e compiaciuta che pareva prendesse appunti per poi diffonde le notizie ar di fòri der negozio nemmeno un’untrice.

Era una sorta di ‘atena, strutturata ‘ome quella alimentare, le signore ar vertice spettegolavano a arta voce, quell’arte due smalignavano su quello ‘he sentivano (ma anche sulle pettegole stesse) senza fassene accorge, l’ultima si nutriva dei cazzi di tutte l’arte impaziente d’anda a casa a raccontà tutto a chissacchì!

Mentre studiavo questa ‘osa seondo me di fondamentale ‘mportanza per chi si vole occupa in maniera professionale de’ cazzi artrui, le donne cinesi se ne vanno cor capino tutto agghindato. Ir tempo di sortì fòri e principian tutte e cinque a parlà di loro, cose del tipo un se ne pole più, son troppi, ci ‘opiano, ma i sòrdi chi glieli dà… inzomma, s’erano unite per criti’à le cinesi.

Li per li ho penzato fosse razzismo ma ho capito subito che era tutta 'nvidia: ir parlà cinese le tirava fori dalla ‘atena, un partecipavano ar gioino e si facevano i cazzi sua, armeno all’apparenza. Magari ‘on quella lingua strana pigliavano anche per il culo tutti senza fassene accorge.

E a quell’arte questa cosa ni faceca montà la berva.

Stavo per dinni quarcosa, alle signore inviperite, ma m’accorsi che lì, propio alla base della ‘atena, c’ero io, ner mi silenzio e coll’occhi sbarrati: era mezz’ora ‘he mi nutrivo di pettegolezzi per prende spunto e finarmente scrive qui sopra, visto ‘he c’è già chi mi rompe i ‘oglioni sur fatto ‘he scrivo poìno! Deh, vienici te a scrive.

Ci pensò ir parrucchiere a chetalle. Primo perché è un mì ‘amio e poi lo stroncà i discorsi a culo sur nasce fa parte der su mestieri.

Ma.

25 gennaio 2010

"Opere divine"

Un lo so se v'è mai 'apitato che quarcuno, preso dalla disperazione per le vostre incessanti ri'hieste, vi dicesse, che so: "Oh palle! dio t'ha fatto codeste belle manine?!...usale vai!".
A me mi 'apita di dillo, a chi mi sta 'ntorno, un giorno sì e l'artro anche...che siano le manine...che siano i piedini...che sia la bocchina e la linguina per chiacchierà....so fissa a 'nvoglià l'artri a fassi le 'ose per conto suo.
E mentre so qui sotto ir piumone mi 'hiedo se questo discorzo vale propio per tutto e faccio una valutazione veloce di 'ome so messa, se tutto 'uello di 'ui so stata dotata lo uso a dovere, se un spre'o nulla...
le manine me l'hanno fatte e le uso, ci fo un monte di 'ose: ci scrivo, ci rigoverno, ci ciaccio ar compiuter, mi ci scaccolo ogni tanto, mi ci gratto dove mi prude...insomma so operative;
i piedini li strauso: ci sargo e risargo quelle scale di merda a lavorà perché l'ascensore è troppo lento o troppo occupato, ci vado a sartà in palestra, ci piglio le penne quando mi cascano per l'infingardia di piegammi...via, un ho paura di sciupalli;
la linguina e organi annessi...certa gente sarebbe anche 'ontenta 'he l'usassi meno: chiacchiero de' 'azzi mia alle mi 'onquiline, de' 'azzi dell'artri a tutti men che all'interessati, rompo i 'oglioni con corbelli di 'azzate tutto ir giorno...ci mangio, ci sbadiglio, ci rido, ci sbercio, ci bevo...dé...oh allora, vi pare po'o?!
ir deretano...beh, sì...effettivamente quello lo dovrei usà un po'ino di più...ma dé, mi so attrezzata, ciò studiato per sfruttà ar meglio le su potenzialità: er kiwi la mattina, er finocchio la sera, e l'ova no che murano, le patate fanno pillo...ma d'artronde...è come volé fa andà a 180 un "sì"...più di 40 un tira, se un ti si ferma devi esse digià contenta!;
e poi c'è "lei", la passera:
ora...a legge l'urtimo post della Si. mi ci commovo anche, mi par d'esse una martire che si sacrifi'a per un mondo migliore...ma se penso invece alla fatidi'a frase "dio te la fatta...usala!"...dé...mi ci sento parecchio in corpa! Poro dio! (no, un mi so dimenti'ata punte "c"...).
Magari dé, era anche indeciso su cosa dammi...era lì lì per fammi una bella fava di 'uelle 'he se ne vedano po'he...
e poi deve avé pensato: "No! A questa 'ui gli do la topa...e ne dovrà fà bon uso!"...e invece...
Chissà come dev'esse 'ncazzato!!!...Un ci voglio penza...capace ora è lì c'offende ir su figliolo...
Ma io un è che un ci penzo eh!
Ho penzato a come potella usà in modi arternativi, ma un è funzionale...né per scrive, né per fuma 'na sigaretta...poi co sto diaccio...tirassi giù le braghe dar nulla diventa difficile!
Mammine me la sento sdrucciolà che se continuo 'osì ci sarà una rivòrta lassù...toni, furmini e detopizzazione!
Mi sveglierò una mattina triste e con la fava...ma mi'a quella che mi voleva dà all'inizio, nooo!!! Una piccina 'he un si vede nemmeno...al monito di: "Un sei stata degna della topa!Ora beccati sta favina e tientela perché un la vole nessuno!"
Addio topa, addio potere!
Ha' visto l'inculata......
Va.

24 gennaio 2010

La chiave della rivoluzione di genere.



Mi sfugge anch'ora il perchè delle mie meditazioni, mi sfugge anche di testa quando trovo certe soluzioni facili e scontate.

Io son sempre stata una di 'uelle che ir femminismo l'ha visto solo nei firme o in televisione, un l'ho vissuto perchè son troppo giovane, ma che un si sa per quale motivo me lo son assorbito nell'ossa passato si vede di generazione in generazione ner dna dalla mi bisnonna Leonilde, detta anche Frullino da quanto andava sodo a telai, che all'inizi der novecento lavorava in fabbri'a 12 ore ar giorno e faceva votà i coglioni all'omini andando a ribatte sulle 'ose che un funzionavano alla fabbri'a Pontecorvo dove ora c'è la ex Marzotto.
Poi c'è stata mi ma, 35 anni alla Piaggio, impiegata donna in mezzo all'omini, incazzata sempre con tutti e resitente alle domande scomode sulla tessera der partito comunista di su pa, ir mi nonno Dante, ner periodo dell'anni di piombo.
Poi ci sono io. E su di me c'è ancora da capi cosa farò...ma un ci voglio pensà.

Ma il punto un è quello.

Tutto è partito su una riflessione sulle parolacce, si sa io so una che le parolacce le dice e "cazzo" è una di quelle che uso di più, ma mi son anche accorta a forza di dille che tutte le 'ose dispregiative son sempre rivolte all'organi maschili "Sei un coglione" "Sei una testa di cazzo" "Ho fatto una cazzata"...etc etc...e io ho sempre pensato che fosse una derivazione di questa società fallocentrica e maschilistica e forse è sicuramente così, ma qui secondo me è anche la chiave per la rivoluzione.
Tutto ciò che riguarda la passera è positivo "E' una figata!!!", "Figo!"....E allora Passera positive power!!!
E poi tutti vogliono la passera, la pubblicità in televisione è piena di fie che ti fanno crede che te la danno, puppe e culi da tutte le parti..io mi di'o, e un l'ho detto solo io, la passera è l'uni'a 'osa ar mondo che è positiva e che fa girà l'economia e che forse potrebbe risollevacci da questa crisi di inizio se'olo. Ma non vendendola o usandola come hanno fatto quelle scemine che l'hanno data a berlusconi o che hanno ciucciato cazzi a presidenti ministri e assessori, NOOOOOOOOOOOOOO, il trucco seondo me è sacrifi'assi a un dalla più, sottomette l'omo negandoli la passera, prendendo il potere con la negazione di un bene così prezioso. Smette di sta al servizio dell'omo e de su desideri , mettisi tutte d'accordo e chiude le porte, levà le immagini, un parlanne più nemmeno.
E allora vedrai che lavori, dopo gia due mesi che l'omo un trova una passera nemmeno a pagalla, che un si sovviene nemmeno più su com'è fatta, sfinito dalle seghe su ri'ordi lontani, noi si pò ricatta, salendo a livelli alti di potere, entrando nelle multinazionali e chiedendo a quei signoroni di smettila di fa girà ir mondo a questo modo, di fa cambia l'economia, fini le guerre e, secondo me, a quer punto basterebbe anche solo fagliela vedè per risolve la fame in africa.

L'uni'o problema in cui si potrebbe incorre è che tra qualche anno forse inizieranno a di "ho fatto una topata"... e non è bello...


Si.

Mi ri'ordo d'un ri'ordo

Ha' voglia di star lì a scervellatti, quando una ‘osa un ti vole venì a mente un c’è versi. Puoi provà a concentratti, a ripercorre tutti i pensieri a ritroso, aspettà che un’associazione ti smova i neuroni… niente, dentro ‘r cervello un deserto che par d’esse alla stazione di Pontedera ‘r quindici d’agosto.

Se poi la ‘osa che un ti riordi è un pensiero di ‘uelli scabri e essenziali, così rivelatore che penzi d’avè capito ‘r senso dell’esistenza, un’intuizione su come funziona ‘r mondo e allo stesso tempo la soluzione definitiva a millenni di spe’ulazioni filosofi’he, quando t’accorgi di non riordà più niente ti monta un nervoso da batte ‘rcapo nelli spigoli.

E penzà che fino a pòo prima avevi in mano le chiavi segrete der mondo.

Sarebbe bastato prende un foglio e scrive, ma invece no! Ero sotto le ‘operte ,ar buio e coll’occhi strinti, e il freddo mi teneva prigioniero di ‘uella parte di lenzòlo riscardata: ogni minimo spostamento voleva dì trovà quel ghiacchio marmato che per conduzione ti fa venì la ciccia di gallina e la bestemmia facile, accidenti a’ pigri.

Lo sapevo che mi sarei scordato tutto, lo sapevo ma niente, ho preferito sta' bene e al carduccio piuttosto che patì du’ menuti e godè per il resto dell’esistenza: con le ‘operte fino all’occhi penzavo ar domani, a come tutto sarebbe stato più facile.

Un lo gestisci mia ‘r cevello, specie ar buio sotto le ‘operte. O cosa ci voleva a trasferì ‘r pensiero nella memoria a lungo termine, saranno si e no quarche centimetro, accidenti a’ pigri. Invece la mattina ti svegli e ti riòrdi delle cazzate della sera prima, che un c’hai i soldi nel telefono per avvertì che farai tardi, che se prendi i pantaloni e un fai a modo ti cascano tutti li spiccioli per la terra, ti riòrdi che t’ha detto quello e cosa ha fatto quell’artro la sera prima, ti riòrdi delle ‘ose di quell’artri e der tù pensiero stupendo un c’è più traccia. Mi sa che ‘r mi ippocampo, che s’occupa di selezionà tutte le informazioni da trasferì nel nostro archivio dentro ar ceppione, c’ha un debole per i cazzi di vell’artri. Capace che du’ mesi e mezzo di FB m’hanno rammollito quarcosa nell’encefalo.

Mi dispiace anche per voi, perché l’intuizione era di ‘arattere universale, ma un c’è versi.


Per la verità c’ho provato a far qualcosa, a mette un promemoria per il giorno dopo: spostando solo la mano per un sentì ir ghiaccio intorno a me, mi son messo le mutande a uso segnalibro. Mi son svegliato con la testa vòta e la luna di traverso.

Ma.

21 gennaio 2010

Te lo leggo nell'occhi

Ci dev’esse una regola matematica che stabilisce che il numero d’abitanti d’un paese e la ‘apacità di questi di non fassi i cazzi sua, son du’ valori inversamente proporzionali tra loro. Se poi uno ingrandisce ‘r tutto come su google map fino a vedè i quartieri e le vie, scopre microcosmi di genti che, pur di di’ quarcosa su quarcun artro, s’attaccano propio a tutto.

Un son qui per vendi’ammi, tranquilli, a queste persone che s’attaccavano a tutto ora di’o attaccatevi alla fava… e siamo pari ‘osì.

C'ho l’ occhiaie da quando son nato.

Interessa? Infatti... non ve ne frega una sega nulla. O vallo a dì a quella masnada di personaggi che stava nella mi’ via.. A loro interessava eccome!

Binbo, ma te dormi la notte? Bada ‘he pesche”.

Ero piccino e capivo poo ma qualche domanda principiavo a fammela, principiavo a scoprì che tutto vello ‘he mi succedeva ‘ntorno era regolato dalle leggi della natura. Così contavo l’ore di sonno e le relazionavo all’intensità dell’occhiaie cercando di trovacci una costante K.

“Binbo fa male fassi le seghine, bada ‘he pesche”.

Le seghine? L’ho imparato quella vorta lì cos’erano le seghine, un sò se mi spiego… anche se un par d’anni dopo ci davo parecchio dentro.

“Binbo vacci piano con li spinelli, bada ‘he pesche”

Un par d’anni dopo mi credevo d’esse Bob Marley e Peter Tosh messi insieme da tanto 'he mi sfondavo di 'annoni.

Nemmeno Nostradamus era riuscito a azzeccacci come i mi vicini di 'asa, menomale un m’hanno mai chiesto se avessi preso du’ puntate ner muso. Resta ‘r fatto che per dell’anni, tutte le vorte ‘he passavo dalla mi’ via, camminavo veloce e guardavo sempre per la terra dalla paura.

La paura di sapè ‘r futuro.

Ma io quell’occhiaie ce l’avevo ar naturale.

Come ‘r tonno della coop.


Ma. (che è la firma e non un commento dubbioso)