Ditelo con i fiori. Ditelo con i fiori una sega! L’ultima vorta che Imo ha portato dei fiori a una donna è stato ventiuattr’anni fa, un giorno di inizio primavera. Dé, mi'a orell'anno! Imo se ne ‘ndava per i ‘ampi come tutti i pomeriggi dopo avè fatto la lezione in dieci menuti. Nell’erba arta c’era quarcosa che l’attraeva, era un po’ come esse ar mare, cor corpo che sparisce dalla vita in giù e la speranza che cor prossimo passo un si vada a finì in una bua. Ma lui lo conosceva a mente ir fondale e anche senza vedello si moveva disinvorto in automati’o.
“Sistema di controllo automatico disinserito, ora dobbiamo procedere manualmente” *
A ogni passo volava di tutto, zanzaroni, cavallette, pidocchi, grilli celesti, robe nere che facevano rumore coll’ali… ma a lui un faceva schifo nulla, andava avanti cor sorriso come per salutalli e si godeva, tranquillo cor mondo, velle prime giornate d’arta pressione.
“La pressione del vapore è scesa oltre i limiti consentiti, bisogna evitare lo spegnimento, capito? Evitare lo spegnimento!” *
Attraversato ir campo Imo arrivava in una specie di prato dove di solito si faceva i cazzi sua fino a sera guardando i ranocchi e le salamandre ner fosso, svotando i cigliegi e torturandosi ‘on le susine aspre come ‘r veleno. Ma un’era fame, era un gioino: quello di batte ir record personale di distanza nello sputà ir nocciolo.
“Il nocciolo merda, il nocciolo è esposto all’ar……..non ci.... non ci credo…” *
Prima di ritornà a casa poi si fermò a raccoglie i fiori di ‘ampo che lo tentavano ormai da quarche giorno e, contento come lo pol’esse un bimbo di nov’anni in un campo l'urtimi d'aprile, fece un mazzone di viole, borragine e piscialletto per la su mamma.
“Mamma che casino, è la fine… la grafite…brucia tutto…è la fine” *
Entrò in casa cor mazzo di fiori e erba, su mà stava guardando ir telegiornale dell'otto. Alla vista de’ fiori lei s’imbervì, s’imbervì come po’hi e glieli fece buttà via. Dé, ci rimase ‘osì male che dar quer giorno un’ha più regalato nemmeno la ‘amomilla in bustina, nemmeno velli di prasti'a... pensateci bene quindi prima d'andà a dì a Imo che è po’o romanti’o, o parecchio tirchio, oppure distratto o per niente coinvorto. Pensateci bene perchè un'è vero...
Il nodo gordiano sta lì. Ir nocciolo della 'uestione sta ner nocciolo d’un reattore, il reattore numero quattro.
Era la primavera del 1986, po’hi giorni prima, nella centrale nucleare Vladimir Ilic Lenin (pace all’anima sua) di Chernobyl, orgoglio delle repubbli’he socialiste sovieti’he, un’esplosione ar reattore numero quattro provo’ò la fuoriuscita d’una nube radioattiva che contaminò tutta la zona circostante arrivando, in maniera ridotta, anche ner pisano. Ar telegiornale si parlava sempre der fall out radioattivo e sconsigliavano di mangià verdure der contadino e andar per campi, fosse anche solo per raccoglie du' fiori.
Ditelo con i fiori. Chissà com'è che si dice Mavvaffanculo.
* tradotto dar russo
Ma.
chissà che onore per chi ricerà i fiori di Imo dopo 24 anni...meglio che il soffio alle rufole!!!
RispondiEliminasi.
ahahahah ma infatti via... ora ormai il pastone radioattivo dai campi non ci dovrebbe essere più (anche se in compenso c'è altra merda, ma vabbè fa niente) ergo Imo potrebbe riprovare a far lo sforzo di raccogliere 'na margherita dai...
RispondiEliminaLo sforzo l'ha fatto po'hi giorni fa e ha còrto delle rose rosse da una rotatoria. Scrive esorcizza le paure e sblocca i blocchi, le paure 'nvece le fanno venì chi parla di costruì delle nove centrali, ohimmei...allora si potrà dì che ir nocciolo c'ha fatto nocciolo! un so se dice anche dalle tu' parti ma un te lo sto a spiega!
RispondiEliminaMa.
mmmm "ir nocciolo c'ha fatto nocciolo" non si dice dalla mie parti.. fatto sta che il solo pensiero di costruir delle centrali nucleari mette paura per davvero...
RispondiEliminaBon week end!