30 gennaio 2011
...365 "dì" fb...
19 gennaio 2011
Shhhh tutti zitti ora.
Da quando sono nata abito nella stessa casa.
Nello stesso appartamento.
Nello stesso condominio.
Nella stessa strada.
Nello stesso quartiere della stessa città.
Anno dopo anno, le mie cellule rinnovabili si sono rinnovate utilizzando ossigeno per la vitalità cellulare.
La maggior parte di quell'ossigeno l'ho preso nella stessa casa dello stesso condominio della stessa strada dello stesso quartiere.
Silenziose le mie cellule morte sono cadute a terra, si sono alzate con il vento e sono andate a far parte della terra dove crescono le margherite bianche dei primi soli di fine inverno.
Il mio sudore estivo si è fuso insieme alla nebbia delle notti d'estate ed è ricaduto sulle macchine dalle lamiere fresche parcheggiate.
Il mio sbattere delle ciglia unito al vento estivo ha smosso le fronde dei grandi pini che riparano le case.
Ma solo ora, solo ora, mi accorgo di quanto del silenzio di questo posto io abbia assimilato.
In questo posto stanno tutti zitti, specialmente d'inverno, come stasera, tutti zitti zitti che sembra di vedere attraverso i muri le facce che muovono la bocca ma non producono suoni. Nessuno si arrabbia mai, non si sente mai nessuno che discute a voce alta, a volte qualche saluto ma sempre molto educato.
Sono tutti talmente educati e silenziosi che sembra che non ci sia nessuno.
Zitti zitti.
Tutti zitti zitti zitti.
Le finestre illuminate dalle luci bluastre delle televizioni.
Se riesci a stare sveglio di notte ti senti un dio. Il dio del silenzio. Con la bacchetta in mano puoi orchestrare con i rumori lontanissimi delle macchine sulla strada principale e il treno che passa sul ponte della ferrovia. Pochi rumori anche quelli e flebili.
E ora che son rientrata in casa, dopo aver fumato una sigaretta sul terrazzo, m'è come venuta voglia di fare rumore. Di rompere il silenzio. Di ridare voce a chi la voce l'ha persa e chissà magari fare seguaci.
Riapro la finestra.
Scurreggio.
Speriamo che qualcuno mi abbia sentito.
Buonanotte.
SI.
6 gennaio 2011
Lexotan...
Madonna quante ce n'ha..e lo sputa fòri dalla bocca.
Ora mi arzo, mi avvio lenta e inesorabile verzo la porta der cesso, arzo ir braccio destro e con un picchio violento, ma estremamente controllato, frantumo la vetrata. Silenzio. Per un attimo armeno. Lo spavento potrebbe provocà un infarto. Silenzio. Per molti attimi, a quer punto.
Aaaah beeene.
Oppure urla. Mi guarda e urla. "Oh, cos'è successo mammineee!"...penso "Nulla, mi faceva voglia. Poteva esse un'idea...una SOLUZIONE. Ma non ha funzionato..peccato.". Mi vòrto. Torno ar tavolino, mi siedo, finisco la sigaretta lasciata lì.
Il veleno a quer punto è implacabile.
Mi riarzo. Mi ridirigo verzo la porta der cesso. Senza muovere niente se non i muscoli necessari, stiòcco una pedata con tutta la forza che ho verso il legno della porta. Silenzio. Ancora un attimo.
Niente infarto. SOLUZIONE sbagliata.
La sigaretta è finita.
Mi vesto da karateca. Entro in questo cazzo di cesso. La chiappo per i capelli con una mossa furminea...urla. La lascio. Mi offende. Sorrido. Armeno lo fa per un motivo, questa vòrta. :-)
Continua a respirare. SOLUZIONE sbagliata.
Cucina. Tazzina. La prendo, la tiro in terra muovendo solo ir braccio. "Stiò!". Aaaah beeene. Torno seduta.
SOLUZIONE innoqua e sbagliata.
Mi arzo. Apro ir cassetto. Prendo lo scotch. Senza dire una parola mi vòrto, gli chiudo la bocca. Poi gli blocco i porsi e le caviglie alla poltrona. Si muove. Troppo, è rossa ma niente infarto. Crisi isterica.
SOLUZIONE appetibile ma sbagliata.
Ir veleno è sputato dalla bocca...passa nell'aria...m'arriva all'orecchi. Entra, un c'ho i tappini.
Scrivo. Quanto sarebbe bello spaccà ogni 'osa.
Scòto, scòto, scòto quer capaccio duro.
Nulla di fatto.
Concepimento cerebrale di SOLUZIONI.
M'attaccherà ir veleno. Gli tiro 'na testata.
Aaaah, beneee.
Esco.
Va.