"Se nei Blogghe tutti fanno un copioso uso della parola IO annoiandoci con turpiloqui sulla condizione esistenziale...beh a noi ci garba facci i cazzi di vell'artri e magari facci anche du risate!"

Premesse...

Siccome in questo brogghe noi ci si vole scrive li stracazzi dell'artri e, forse, a quest'artra gente qui gli potrebbe anche dà noia...allora...s'è deciso, insieme al garante per la praivaci, di non mettici i nomi a modino, quelli di battesimo, e nemmeno i soprannomi che si capiscano più dei nomi, ma ci si inventano...così...un capisce un tubo nessuno e son contenti tutti...più o meno...



24 gennaio 2010

Mi ri'ordo d'un ri'ordo

Ha' voglia di star lì a scervellatti, quando una ‘osa un ti vole venì a mente un c’è versi. Puoi provà a concentratti, a ripercorre tutti i pensieri a ritroso, aspettà che un’associazione ti smova i neuroni… niente, dentro ‘r cervello un deserto che par d’esse alla stazione di Pontedera ‘r quindici d’agosto.

Se poi la ‘osa che un ti riordi è un pensiero di ‘uelli scabri e essenziali, così rivelatore che penzi d’avè capito ‘r senso dell’esistenza, un’intuizione su come funziona ‘r mondo e allo stesso tempo la soluzione definitiva a millenni di spe’ulazioni filosofi’he, quando t’accorgi di non riordà più niente ti monta un nervoso da batte ‘rcapo nelli spigoli.

E penzà che fino a pòo prima avevi in mano le chiavi segrete der mondo.

Sarebbe bastato prende un foglio e scrive, ma invece no! Ero sotto le ‘operte ,ar buio e coll’occhi strinti, e il freddo mi teneva prigioniero di ‘uella parte di lenzòlo riscardata: ogni minimo spostamento voleva dì trovà quel ghiacchio marmato che per conduzione ti fa venì la ciccia di gallina e la bestemmia facile, accidenti a’ pigri.

Lo sapevo che mi sarei scordato tutto, lo sapevo ma niente, ho preferito sta' bene e al carduccio piuttosto che patì du’ menuti e godè per il resto dell’esistenza: con le ‘operte fino all’occhi penzavo ar domani, a come tutto sarebbe stato più facile.

Un lo gestisci mia ‘r cevello, specie ar buio sotto le ‘operte. O cosa ci voleva a trasferì ‘r pensiero nella memoria a lungo termine, saranno si e no quarche centimetro, accidenti a’ pigri. Invece la mattina ti svegli e ti riòrdi delle cazzate della sera prima, che un c’hai i soldi nel telefono per avvertì che farai tardi, che se prendi i pantaloni e un fai a modo ti cascano tutti li spiccioli per la terra, ti riòrdi che t’ha detto quello e cosa ha fatto quell’artro la sera prima, ti riòrdi delle ‘ose di quell’artri e der tù pensiero stupendo un c’è più traccia. Mi sa che ‘r mi ippocampo, che s’occupa di selezionà tutte le informazioni da trasferì nel nostro archivio dentro ar ceppione, c’ha un debole per i cazzi di vell’artri. Capace che du’ mesi e mezzo di FB m’hanno rammollito quarcosa nell’encefalo.

Mi dispiace anche per voi, perché l’intuizione era di ‘arattere universale, ma un c’è versi.


Per la verità c’ho provato a far qualcosa, a mette un promemoria per il giorno dopo: spostando solo la mano per un sentì ir ghiaccio intorno a me, mi son messo le mutande a uso segnalibro. Mi son svegliato con la testa vòta e la luna di traverso.

Ma.

1 commento:

  1. ...ti sarai svegliato con la testa vòta e la luna di traverso...ma vedrai c'avevi anche le mutande ner culo e a godè si sà si perde la memoria!

    a me codeste m'hanno insegnato a chiamalle epifanie...però poi nella carza un ci trovo mai nulla!

    Si.

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